La voce dell’autore: Roberta Recchia racconta il suo romanzo d’esordio “Tutta la vita che resta”

Un’insegnante in un liceo romano con la passione per la scrittura: perchè Roberta Recchia ha sì pubblicato il suo primo libro – Tutta la vita che resta (Rizzoli), finora l’esordio di maggior successo del 2024 in Italia – ma in realtà scrive dall’età di undici anni. L’autrice ha quindi solamente continuato a fare ciò che più le piace, con una piccola differenza: prima la sua unica lettrice era la sorella Paola, oggi tra i suoi lettori ci sono migliaia di persone.

“Tutta la vita che resta” di Roberta Recchia: un romanzo d’esordio magnetico che ti entra dentro

Tutta la vita che resta di Roberta Recchia si svolge nella Roma degli anni Cinquanta, dove Marisa e Stelvio si innamorano lavorando fianco a fianco nella bottega del Sor Ettore, il padre di Marisa. Con un flashforward la narrazione si sposta in avanti di molti anni, quando la loro adorata figlia sedicenne Betta viene uccisa sul litorale laziale: una tragedia che distrugge la loro complicità.  Ma c’è un segreto che nessuno conosce sulla notte in cui Betta è stata uccisa, la presenza della cugina Miriam, che, come Marisa, dovrà confrontarsi giorno dopo giorno con il peso della propria tragedia.

Tutta la vita che resta è un romanzo dolcissimo e accogliente ma anche doloroso, un’opera prima che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto facendoli emergere con una delicatezza senza precedenti.

Roberta Recchia a Connessioni in dialogo con i nostri librai

Roberta Recchia è stata ospite di Connessioni, il format di Ubik che mette in dialogo gli autori con i librai e i lettori, e ci ha raccontato il suo speciale rapporto con la scrittura.

Per me la scrittura è stata in primis un rifugio, una fuga dalla realtà, da una dimensione che non mi apparteneva, tanto nell’adolescenza quanto nell’età adulta. Poi quando ho avuto il coraggio di lasciare un lavoro stabile e cercare una dimensione nell’insegnamento, la scrittura è diventata il luogo dell’equilibrio, in cui parlavo sempre meno di me stessa e ascoltavo sempre di più i personaggi. Così ho iniziato a scrivere le cose migliori”.


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